Se solo una stella potesse fermare la guerra
Quando la guerra cominciò non avevo nulla alle spalle, nulla da perdere, nemmeno la mia dignità di uomo perché nessuno mi aveva imposto di averla. Pensavo che avrei imparato molto, pensavo che mi sarei fatto i muscoli e pensavo di portare a casa abbastanza materiale da poter fare un reportage senza respiro, né pause.
Il mio obbiettivo riusciva a mirare sassi che si frantumavano attorno alle bombe ed il rosso che vedevo schizzare non poteva essere sangue perché, tra il bianco ed il nero della mia avidità, io non lo vedevo.
Ciò che più avrebbe colpito il cuore delle persone poteva essere lo sguardo dei bambini ed uno di essi si mise in posa davanti a me, proprio in quel momento, mentre pensavo al mio futuro.
Un lieve sorriso, pochi brandelli di vestito indosso e la pancia gonfia d'aria. Quell'attimo in cui il mio flash si è illuminato il luccicore dei suoi occhi si è spento ed il sangue da lui perso è impresso nelle mie mani, come fossi stato io a seminare quella bomba: non posso più aprirle perché sto male...
La mia macchina fotografica è rimasta con quel corpo indifeso ed ora c'è il mio dolce bimbo che gioca sul tappeto e mi chiede la scatola più lontana, l'ultima dello scaffale nello sgabuzzino.
Ogni singola foto è un ricordo atroce che mai dimenticherò, come quel sangue che, anche senza colore, sporca la terra di oro bruciato, come la pioggia quando si mescola tra olio e fango.
No, non ora, ma un giorno mio figlio potrà comprendere il significato di quelle foto e capire dove il suo babbo abbia scoperto di avere un cuore e quanto il suo babbo abbia desiderato che una nascita felice colmasse il vuoto di quelle bianche stelle attorno agli occhi di un angelo nero volato via per sbaglio, vittima di una luce artificiale che abbaglia sino all'ultimo respiro, come quella guerra che non cessa di sterminare innocenti e di far vincere ingratitudine e sofferenza, nei secoli, perseverando.
Dalla guerra sono riuscito a scappare in tempo per poter rivendicare almeno una di quelle vite che non hanno avuto abbastanza tempo per sorridere e piangere di gioia, né per litigare e fare la pace.
Se potessi scegliere ora tra il potere e la miseria, cercherei un ponte per condividere con chi già lo "abita" il sorriso di chi non sa di aver perso nulla dalla vita.