Favola
C'era una volta una bambina che non voleva ascoltare fiabe, per lei la vita era fatta di realtà.
C'era una volta un bambino che sognava la libertà, a costo di cercarla in una favola.
Un giorno quei due bambini si incontrarono.
Lei si trovava ne suo mondo concreto, dove poteva toccare tutto e manovrare tutto, dove ogni cosa andava come lei voleva perché la bambina era consapevole che con la forza di volontà avrebbe potuto ottenere tutto, perché ogni cosa è possibile, nel rispetto delle persone e della natura.
Lui si trovava, come lei, in questo mondo fatto di cose vere, che non fanno sognare, fatto di dolori, di decisioni e di realtà.
Quando si incontrarono lei iniziò a sbirciare nel mondo di lui... quanti colori, quanti buonissimi profumi, mai sentiti. Niente smog che ovatta l'olfatto e che copre il cielo di grigio, niente decisioni da prendere... solo la libertà di correre mano nella mano in un prato senza guardare che ore sono, senza dover dire "devo andare".
Quando lei doveva tornare a casa, lui doveva mettere la testa nel mondo della bambina, ma si accorgeva che grazie a lei il cielo era lo stesso azzurro ed il rumore diventava musica. Era un mondo quasi invitante, anche se sembrava non dare possibilità di essere liberi.
Erano due mondi così distanti, eppure loro riuscivano a correre insieme, mano nella mano. Attorno ai loro corpi, però, c'erano comunque due mondi diversi che le loro mani unite non riuscivano ad avvicinare per renderli un solo mondo.
Le favole finiscono sempre bene, ma lei non credeva nelle favole. Ha voluto credere in lui non rendendosi conto che anche lui era una favola.
Pian piano, il peso di quelle nubi del mondo concreto invasero il mondo delle favole distruggendolo, rendendo tristi gli alberi, annuvolando il cielo di un grigio non naturale. Il bambino era triste, non si sentiva più libero di giocare e di sorridere.
Non è giusto inquinare una bella favola, deve sempre finire bene, e così il bambino nella favola continuò a correre da solo, si staccò dalla responsabilità di correre mano nella mano con una bambina che veniva da un mondo troppo normale.
Da quel giorno in avanti i bambini gurdarono tutte le notti il cielo sperando di poter crescere, invecchiare ed imparare a creare un solo mondo fatto di pensieri, responsabilità e spensieratezza.
I bambini crebbero, diventarono adulti, percorsero strade diverse, con momenti di gioia, di tristezza, di cose belle e cose brutte, come la vita di ogni uomo o donna che cresce.
La donna è ora anziana e si siede su una panca, guarda gli alberi d'autunno e si rende conto che hanno un colore bellissimo, naturale, con un profumo umido, e più cerca di sentire il profumo della nuova stagione, più sente che si avvicina il profumo dell'amore.
L'uomo è anziano come lei, per tutta la vita l'ha seguita standole lontano; ha cercato di starle abbastanza vicino per non perderla ed abbastanza lontano per non ferirla.
Ora è lì con lei, vicino alla sua panca, ed ha in mano una foglia gialla.
L'anziano e l'anziana si guardano negli occhi e sanno che ora non hanno davvero più niente da perdere, come non avevano nulla da perdere da bambini, ma all'epoca dovevano percorrere strade diverse per scoprirlo.
Ora la loro vita che - vista l'età - per un giovane può sembrare finita... ora ricomincia insieme. Possono progettare, fare la spesa, passeggiare e risolvere insieme quei leggeri problemi che da giovani sembravano così insormontabili.
E così, in questo mondo reale riescono a trovare spazio per la fantasia e per i colori; il bambino e la bambina restano tali, invecchiati fuori, ma col loro amore ancora puro dentro, senza rimpianti per il tempo perduto, perché non ha senso perderne dell'altro nei rimpianti, bisogna sempre andare avanti. Insieme.